Oggi affrontiamo un tema molto interessante che può sembrare esuli dall’Esoterismo ma che invece ne è intriso, e grazie al quale si può comprendere che struttura deve avere il colloquio e la comunione con la Divinità, la comunicazione tra fedele e Dio, con le sue tre fasi canoniche ed essenziali: l’invocazione, la richiesta e il ringraziamento finale rituale.
Per farlo Il Grimorio vi accompagna in un lungo viaggio dentro la Preghiera Occidentale per eccellenza, una preghiera lasciataci da Gesù Cristo in persona, che la affidò ai suoi discepoli affinché la divulgassero nel Mondo a Suo Nome.
Una preghiera da Lui recitata in Aramaico antico e poi tradotta in greco, latino e in tutte le lingue del mondo, donata a tutto il genere umano al di là della religione.
Il Padre Nostro è una preghiera che trascende il credo di chi la recita perché non è legata ad una religione in particolare ma è universale, e parla all’Uomo in termini energetici e devozionali, connettendolo al Dio-Padre- Amore-Saggezza.
Nei Vangeli si trova in due differenti versioni, in Mt 6,9b-13 e in Lc 12,2b-4.
La Chiesa Cristiana per diffonderla ha preferito armonizzare le due versioni, di fatto integrando la versione di Luca con quella di Matteo.
In Matteo troviamo la versione essoterica, in Luca quella esoterica: una rivolta a tutti e l’altra ai suoi discepoli. Purtroppo alla versione di Matteo è stata tagliata proprio la parte più esoterica ( “Tua Signore è la Grandezza, la Potenza, la Gloria, lo Splendore e la Maestà, perché tutto, nei Cieli e sulla Terra, è tuo”, posto al termine), che ci riconnette direttamente alla Cabbala e all’Albero della Vita e le Sephiroth.
È impossibile non notare grandi analogie con il Qaddish ebraico, la preghiera di intercessione recitata dagli orfani primogeniti durante il funerale del loro padre, preghiera antichissima e recitata ancora oggi.
Recitarla è utilizzare una formula che è un vero e proprio rito, composta di 7 frasi a significare la Perfezione dell’Incontro tra Divino ed umano, un 3+4=7.
La struttura a 7 ricalca una purificazione che parte dal chakra Corona e ridiscende come un flusso sino al chakra Radice.
1. Padre Nostro, che sei nei Cieli
2. Sia santificato il Tuo Nome
3. Venga il Tuo Regno
4. Sia fatta la Tua volontà, come in Cielo, così in Terra
5. Dacci oggi il nostro pane quotidiano
6. Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori
7. E non Ci indurre in tentazione, ma liberaCi dal male.
Nel Padre Nostro è evidente una struttura, un simbolismo e delle formule che ne fanno un metodo pratico per sviluppare e aumentare la nostra capacità psico- spirituale, facendoci vibrare all’unisono con l’Universo sino a raggiungere la Scintilla Divina che è dentro ognuno di noi.
L’invocazione è nei primi quattro versi, la richiesta che concretizza l’oggetto del rito magico è racchiusa nel “Dacci oggi il nostro pane….”, Il ringraziamento o comunione è nell’ultima parte dove dice “e non ci indurre in tentazione…”, con la quale si ringrazia per la condizione di comunione e purezza raggiunta.
Il post di oggi è davvero molto lungo, ma preferiamo non dividerlo. Starà a voi prendervi il tempo necessario per leggerlo quando riuscirete. Magari lasciandoci un commento.
Al centro è il chakra cuore, il quarto chakra, e al centro della preghiera sta la quarta strofa.
” Sia fatta la Tua Volontà, come in Cielo così in Terra”
Tutto è mosso dall’Amore, e la Volontà è la Scala di Giacobbe che permette di raggiungere la Gloria dell’Opera . Senza la Volontà nulla è possibile e tutto è vano.
La frase deve essere interpretata come
” Permetti che il mio Volere sia accordato alla Tua Volontà”, di modo che noi siamo attori attivi della Co-Creazione, responsabili delle nostre azioni che le scoprono conformi alla Volontà Divina. Affinché la Volontà di Dio non sia mai limite o dovere ma vera spinta naturale e fonte di appagamento.
Questa Volontà può agire in due vie speculari, una verso l’Alto e l’altra verso il Basso, che esprimono la polarità di cui è fatta ogni cosa. Fuoco e Acqua, risalita e caduta, due triangoli, uno con base in basso e vertice in alto e viceversa. Dal loro Mistico Incontro Alchemico si ottiene il Sigillo di Salomone, insieme di Maschile e Femminile, di Yin e Yang, la Pienezza e il Corpo di Gloria. È ridondante in questo l’assonanza con il Detto Ermetico della Tavola Smeraldina, contestualizzando la Preghiera Padre Nostro culturalmente e sapienzialmente.
Il più antico principio ermetico è quello della Corrispondenza, e ci rivela che attraverso il chakra cuore dobbiamo imparare a trattare come vogliamo essere trattati, ad amare come ci si ama e come si vuole essere amati, compresi in base a quanto ci si comprende e si comprendono gli altri.
Dal centro della preghiera e dal chakra cuore, ponte tra Alto e Basso anche in noi, notiamo tre frasi che scendono verso il Basso, che rappresentano la nostra dimensione terrestre, e tre frasi che salgono verso l’Alto, che sono la nostra dimensione spirituale e che ci parlano di divinità e di Quel Padre nei Cieli che fonda il suo Regno.
Vediamo ora di descrivere le frasi un poco scendendo e un poco risalendo, come accade nel cammino iniziatico del labirinto unicursale.
La quinta frase è legata al 3° chakra, ” Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Chiedere Pane significa qui chiedere operosità ed energia, azione e lavoro che porti frutto. È una disponibilità a darsi e a mettersi in gioco come strumento.
Si sta parlando di Fame di passione, di curiosità e di conoscenza. Un Pane che si trasforma per saziare la fame di sapienza, un cibo che si trasmuta come accade al pane che si fa Corpo di Cristo nella transustanzazione.
Si chiede non solo pane materiale, ma cibo che sazi la fame interiore.
“Pane quotidiano” è una traduzione che non rende merito al senso più profondo che in latino è Panem Supersubstantialem, in greco è Arton Epiousion, cioè Nutrimento Supremo che è oltre la Sostanza.
Gesù stesso disse: “Non di solo pane vive l’uomo”, e quindi questo pane supersubstanziale è un concetto che ha in sé il profondo equilibrio tra fame materiale e fame spirituale, unione di corpo e spirito, che parla di Abbondanza Divina e di Divina Provvidenza.
La terza frase è ” Venga il Tuo Regno”.
Siamo al 5° chakra, il chakra gola, e questa è la prima frase verso la risalita, e ci parla del Figlio che fonda il Regno di Luce. Questo Regno è un Dominio Interiore, un Regno che non è di questo mondo, un Regno dentro Noi nel quale siamo padroni di noi stessi, raggiungibile attraverso il controllo del 5° chakra, con la padronanza sul cibo e sulla lingua.
Riiniziamo la discesa verso la sesta frase
” e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.
Siamo nello scambio energetico, nel 2° chakra, quello dell’intimità, della sessualità e del plesso sacrale, e qui ritroviamo il concetto di Karma, della consequenzialitá di causa ed effetto in ogni cosa.
Diciamo a Dio “Perdonami come io perdono gli altri. Trattami come io tratto gli altri, misurami con il mio metro”.
Ma non può esserci perdono se non siamo in grado di perdonare noi stessi, perché alla fine è la nostra coscienza a presentarci il conto. Perdonare sé stessi è il primo passo per poter perdonare gli altri. E per farlo si devono riconoscere errori e debolezze, traumi e blocchi. Imparando a fare l’amore con noi stessi, attraverso la conoscenza del Sé e dei propri limiti.
È questo il modo per fermare il Karma. Imparare a perdonare e perdonarsi, attraverso l’Amore incanalato nel modo corretto.
Risaliamo ora sino alla seconda frase: ” Sia santificato il Tuo Nome”.
Siamo nel 6° chakra.
“Io Sono Colui che Sono” : questo è il Nome con cui Dio si presenta a Mosè nel roveto ardente. Dio è Presenza nell’ “Io Sono” come una Scintilla di Fuoco Divina.
Sappiamo che la Parola e il Nome sono l’essenza segreta delle cose, la loro idea condensata. Conoscere il Numen di una cosa significa conoscerla nel profondo tanto da poterla descrivere e dominare.
Ecco perché il Nome di Dio è impronunciabile, perché non lo si può comprendere, descrivere e dominare.
Gli Ebrei lo esprimono con il Sacro Tetragrammaton Jod He Vau He, insieme di Principio Maschile Jod e di Principio Femminile He Vau He. Adamo ed Eva. Il loro Incontro dà Vita a tutto il Creato. Sono loro che danno un nome ad ogni cosa meno che a Dio,
Il Nome di Dio è condensato in ogni cosa creata, e ogni cosa creata è come una singola lettera: solo l’insieme di tutte le lettere di ogni cosa, dell’insieme di ogni Sacra Lettera del Sacro Libro è il Nome di Dio.
Questo la preghiera Padre Nostro ci chiede: dobbiamo vedere Dio in ogni cosa, e così santificare il Suo Santo Nome significa santificarlo attraverso la santificazione della sacralità nascosta in ogni cosa creata.
“Rendo Sacra ogni cosa in cui mi imbatto e che conosco”.
Siamo nel chakra del Terzo Occhio, l’occhio spirituale che correttamente attivato ci mostra la santità e divinità in ogni cosa, vero modo per connettersi con la Divinità.
Ridiscendendo sino al Chakra Radice troviamo l’ultima frase della preghiera:
“e non Ci indurre in tentazione ma liberaCi dal Male”.
Per prima cosa diciamo che oggi questa parte del testo è stata modificata, e questo ha prodotto una sorta di sfasamento energetico, perché questa parte non riesce più a collegarsi con la ripetizione rituale rimasta pressoché immutata da secoli, e la nuova interpretazione ne modifica anche il significato esoterico.
Questo lo si può osservare durante una qualsiasi Messa, avvertendo un abbassamento vibrazionale ed energetico in questo punto della recitazione. Come un piccolo abbassamento di tensione elettrica.
“Non Indurre in tentazione” è una frase che ci inchioda, che sottintende la volontà di Dio come partecipe del metterci continuamente alla prova. Ma sappiamo che la tentazione è l’unico mezzo per guardarsi dentro e conoscere i propri limiti. Quella tentazione che è porsi davanti alla verità, che è il vero discrimine tra quello che è necessario e irrinunciabile per noi e tutto il resto.
Dio non tenta, ma permette che noi siamo tentati, permette la tentazione senza spingerci al peccato. Si chiama libero arbitrio.
La moderna traduzione perde questo concetto, dicendo “non abbandonarmi alla tentazione”, ed è più conforme ai desideri umani che a quelli divini. Aggiungiamo che nella tentazione è l’uomo che abbandona Dio, non è mai viceversa. Quando ci sentiamo abbandonati da Dio, siamo noi che ci siamo allontanati volontariamente dal Lui. La tentazione fa parte di noi e della nostra divinità e umanità, se è vero che anche Cristo è stato tentato.
Per questo si può essere tentati, e la grande sfida è non restarlo, non farsi vincere, ma affrontare la tentazione.
Siamo nel chakra più basso, quello del radicamento e delle sicurezze, della necessità di restare ben ritti e irremovibili davanti alle difficoltà, per poter alzare gli occhi al Cielo senza tentennamenti.
E siamo giunti a ritroso sino all’incipit, alla prima frase, a quel ” Padre Nostro che Sei nei Cieli”. È l’invocazione iniziale che ci rende un Unico Corpo, che azzera il nostro Ego e lo porta al cospetto di Dio.
Non Padre Mio, ma Padre Nostro, affinché il nostro Ego sia ridimensionato da questo Noi, ed entriamo appieno nella Fase Alchemica Nigredo.
Siamo giunti al 7° chakra, il Chakra Corona, il chakra celeste che ci proietta verso il Cielo, dove è la Divinità in Noi. Ci dice che la nostra divinità è nell’anima, e che è qui che dobbiamo cercare noi stessi, là dove è il Padre. I Cieli sono dunque Cieli Interiori e Mentali, emotivi, carichi di trascendenza interiore.
La preghiera termina con “Amen”, che è “Così Sia”. Ha la stessa radice del mantra OM, il monosillabo sanscrito che definisce l’Assoluto. Amen che ghematricamente significa: ” Dio è Ciò che a Noi è Celato “.
Speriamo che questa benché lunga spiegazione vi sia utile anche per la compilazione delle vostre personali preghiere, invocazioni ed evocazioni.